Bunkerizzato. Bunker in Alto Adige

Periodo

da 14. August 2024

Luogo

Edifici 37 & 38

Intro

La mostra permanente sui bunker in Alto Adige si concentra sul Vallo Alpino, costruito negli anni Trenta e Quaranta. Attraversava l’intero arco alpino e conta oltre 300 bunker solo in Alto Adige, cinque dei quali si trovano a Franzensfeste. Il Vallo Alpino non fu mai completato. Tuttavia, alcuni dei bunker sono stati riattivati durante la Guerra Fredda e ampliati in caso di invasione da est.

Informazioni sulla mostra

“Linea non mi fido” era il soprannome popolare. L’apparato difensivo messo in piedi da Mussolini, per diffidenza nei confronti dell’alleato Hitler, prevedeva la costruzione di quasi 800 bunker solo in Alto Adige; poco più di 300 furono completati in forma di guscio, mentre altri 150 rimasero come cantieri. Che ruolo avevano strategicamente questi edifici? Come erano equipaggiati, come venivano mantenuti? E cosa sarebbe successo in caso di emergenza?

Partendo dalla fortezza come struttura di difesa, la mostra, suddivisa in otto sale, si estende ad arco fino al bunker n. 3, alle altre strutture di difesa nelle immediate vicinanze e infine al mondo dei bunker in Alto Adige. In questo modo, trasmette le complesse interdipendenze internazionali tra fascismo, nazionalsocialismo, armamenti e guerra. L’obiettivo è anche quello di far luce sulle strutture di difesa nascoste e sul loro contesto storico e politico, nonché sui requisiti tecnici per la costruzione dei bunker e di sottolineare il valore della coesistenza pacifica.

La mostra comprende una riproduzione fedele del bunker n. 3, una cronologia della storia del bunker locale, nonché manufatti, foto e testi, infografiche, documenti e video che rispondono alle seguenti domande: Come si viveva nel bunker? Come erano equipaggiate le persone in caso di attacco? Come si svolgevano le esercitazioni militari nel bunker? Cosa mangiavano, dove dormivano? Come comunicavano con il mondo esterno? Ma anche: come sono avvenuti l’esproprio di proprietà private per scopi militari negli anni ’30 e ’40, il trasferimento di proprietà dal demanio allo Stato nel 1999 e la vendita dei bunker ai privati? E cosa succede oggi nei bunker? Per cosa vengono utilizzati? Il fiore all’occhiello della mostra è un razzo sviluppato nel 1950, lungo oltre otto metri e pesante due tonnellate, che poteva essere lanciato fino a 48 chilometri. Su di esso potevano essere montate testate convenzionali, chimiche e nucleari. Si trova nell’ultima sala della mostra, la cui porta può essere aperta solo con un codice; questa è la soluzione di un puzzle che i visitatori devono scoprire nella mostra.

Credits

Foto: Ivo Corrà